Viktor MiroslavEra rimasto in accademia per tutta la giornata: era stanco, ma non era stanco per l'orario, o cose del genere. Era stanco perché non aveva idea di cosa fare: si era concentrato sulle lezioni, ma finite quelle, il suo pensiero era andato immediatamente a Duncan.
Gli era dispiaciuto, andarsene così. Ma in quel momento gli era sembrata la cosa più giusta e... ora avrebbe voluto rimanere lì, ma... dannazione, era un uomo adulto,
fin troppo adulto, e si stava comportando come un ragazzino alle prese con la sua prima cotta.
Ma era comunque stato in accademia, cercando qualcosa da correggere, qualcosa da fare... ed era tornato a casa verso le undici e mezzo della sera. Non che avesse qualcosa da fare, a casa, ma non poteva rimanere in accademia tutta la notte: era uno dei pochi professori che non vi abitavano, in accademia.
Si era acceso una sigaretta, mentre camminava verso casa, dall'altro lato della città: non fumava molto, lo faceva solo quando era veramente stressato. E in quel momento lo era eccome.
Le strade di Tokyo alla notte erano illuminatissime, incredibilmente rumorose, e lo sarebbero state fino alle cinque del mattino: le macchine sfrecciavano veloci, perdendosi nel centro, e nonostante il caos assurdo, Viktor cercava disperatamente un po' di ordine, senza trovarlo.
Era a metà strada quando sentì una fitta allo stomaco, una fitta strana. Non era troppo dolorosa, ma sapeva che c'era qualcosa che non andava. La fitta, e il conseguente calore si spostò sul collo, proprio nel punto in cui Duncan lo aveva morso, e sentì come il sapore del suo sangue espandersi ancora una volta nella sua gola.
Ma Duncan non era lì.
Riusciva a percepirlo, riusciva a percepire la sua presenza, e si voltò in continuazione, come per trovarlo, ma non riuscì a trovarlo. Forse... forse questa cosa lo stava guidando.
Iniziò a camminare veloce verso la sorgente di quella sensazione, prima di iniziare a correre a perdifiato, sotto gli occhi straniti di molte persone.
Non seppe per quanto esattamente corse, ma si ritrovò in periferia. Le persone non c'erano più giusto qualche prostituta che fumava, appiccicata a qualche uomo ubriaco.
Ma Duncan non c'era.
Continuò a correre, lo sguardo attento, cercando di cogliere qualsiasi cosa nell'ombra, e si infilò in un vicolo quando lo vide.
Il giovane Duncan, sembrava ancora più piccolo, sovrastato da un altro vampiro che stava per mordergli il collo. Era grande, non aveva un bell'aspetto... probabilmente non mangiava da un po' di giorni per essere così disperato.
Era furente, e non sapeva neanche perché. Si avvicinò veloce, e sferrò un calcio molto forte al fianco del vampiro, che cadde, liberando il ragazzo dalla sua morsa. Il suo collo era salvo.
Prese la mano di Duncan, senza aspettare che gliela offrisse: era in difficoltà, e non voleva sentire lamentele da parte del ragazzo.
Ma mentre cercava di soccorrerlo, l'altro vampiro si aggrappò alle spalle di Viktor, spingendolo e addentando con forza il collo del russo. Era stato talmente veloce, che aveva solo potuto cercare di evitarlo.
Con i denti, riuscì a strappargli parte di pelle, e Viktor non si risparmiò un urlo agghiacciante: gli ricordava fin troppo quello che era successo la prima volta. Si portò una mano al collo, grondante di sangue scuro.
Era furente di rabbia, e con una velocità e una forza assolutamente inumane, si scagliò sull'altro vampiro, e ignorando i grugniti e i colpi dell'altro, azzannò con forza il suo collo, senza lasciargli più neanche un briciolo di vita.
Si alzò solo dopo un po', lentamente, le labbra, il mento e il collo ricoperti di sangue... suo, e non solo. Si voltò verso Duncan, prendolo dalle spalle, senza badare al suo dolore: era qualcosa che poteva sopportare...
- Stai bene...? - chiese con voce roca, profondissima... molto più di quanto l'avesse mai sentito.
Ho fatto tutto in un post... se ti da fastidio o non va bene dimmelo! E scusami, ma ho la testa in pappa dopo l'analisi di 1984 ;_;'